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Autore: Redazione

#OnlineFaMaleUguale Siamo tutti belli con i nostri corpi naturali

Il body shaming è una delle forme più gravi di bullismo, di molestia e di umiliazione. I social media svolgono un ruolo molto più importante di quello che la maggior parte delle persone pensa che abbia e ora, nel 21 ° secolo, sono ovunque. I social media sono una piattaforma sorprendente per connettersi con persone di tutto il mondo. Possiamo condividere ampiamente esperienze e opinioni ed esprimere idee. Ma ha anche un lato oscuro che richiede un approccio consapevole.

La maggior parte di noi è influenzato dal “body shaming”, un fenomeno diffuso sui social media in cui vengono inviati feedback crudeli quando il nostro corpo non corrisponde agli standard di bellezza irrealistici stabiliti dalla società nel tempo di oggi.

In tutto il mondo esiste una nozione di “bellezza” che definisce gli standard di colore della pelle, struttura del corpo, lunghezza e consistenza dei capelli e così via. Alle persone viene spesso detto che sono troppo magre, troppo grasse, troppo pallide, troppo alte, troppo basse, non abbastanza muscolose e l’elenco potrebbe continuare. La questione del body shaming colpisce tutti i gruppi della società indipendentemente da età, sesso, etnia, ma le preoccupazioni relative all’immagine del corpo colpiscono principalmente i giovani e gli adolescenti. Da questo aspetto, il body shaming influisce sulla salute mentale e fisica in modi sorprendenti, sia per la persona che giudica il corpo degli altri che per quella che subisce la vergogna del corpo.

Minaccia per la salute mentale sia dello shamer che della vittima
Ciò che i body shamers non capiscono è che questa pratica deriva da un problema con la loro prospettiva. Un body shamer può finire per criticare il proprio aspetto e avere difficoltà ad accettare il proprio corpo per quello che è. Ciò può portare a una bassa autostima e fiducia in se stessi e potrebbero dover pagare il prezzo per questo a causa di fallimenti professionali o personali. Allo stesso modo, quando si giudica il corpo di altre persone, la la vittima potrebbe credere alle loro osservazioni sul proprio corpo che potrebbero influenzarla a livello di autostima. Se il body shaming è troppo frequente o ha un impatto maggiore per qualsiasi motivo, può anche portare ad ansia, depressione e isolamento sociale. Le persone con ansia tendono a pensare troppo a tutto e quando si tratta di commenti sul proprio corpo, non è diverso. Le costanti osservazioni negative possono rendere le persone ansiose nella misura in cui soffrono di attacchi di panico e fasi di depressione.

Il body shaming può portare a disturbi alimentari
Questo giudizio del corpo può portare a disturbi alimentari tra le ragazze in età scolare media e superiore. Tre dei principali disturbi alimentari sono la bulimia nervosa, definita come un disturbo alimentare caratterizzato da alimentazione incontrollata seguita da eliminazione; l’anoressia è un disturbo alimentare caratterizzato da un peso ridotto e paura di ingrassare e il binge eating definito come un disturbo con episodi di consumo di grandi quantità di cibo con sensazione di perdita di controllo, che può anche portare alla successiva eliminazione, e ce ne sono molti altri (Disturbi Alimentari Nazionali). Gli effetti collaterali dell’anoressia possono portare a disidratazione, stitichezza, denutrizione, gonfiore e persino cicli mestruali irregolari. Si dice che anche la bulimia porti a effetti simili.

I social media colpiscono maggiormente le ragazze e le donne, ma non sono le uniche. Anche i ragazzi e gli uomini sono colpiti, ma non tanto quanto le donne, sebbene sentano anche loro gli effetti negativi dei social media. È stato dimostrato che dopo che alle donne sono state mostrate immagini mediatiche raffiguranti i moderni corpi magri ideali, le donne hanno avuto un aumento di ansia, depressione, rabbia e insoddisfazione per i loro corpi. I più forti predittori di un’immagine corporea negativa si pensa siano causati dalla mancanza di supporto dei genitori, stati d’animo e sentimenti negativi, anche dalla scelta di dieta e dalla mancanza di supporto da parte dei coetanei.

Non erano solo le donne di taglia media o più che si sentivano prese di mira, ma anche con l’emergere di frasi diverse sulle donne più formose nell’industria musicale, una donna con un lato di taglia più piccola potrebbe sentirsi a disagio essendo troppo magra, dicendo frasi come “Non hai mai mangiato? “,” Sei così magro, è salutare per te? ” e tante altre. Dobbiamo unirci con i nostri diversi tipi di corpo e imparare a ispirarci e educarci a vicenda. I media in generale dovrebbero tenerlo a mente perché non sanno mai come potrebbero influenzare negativamente qualcuno su come vedono il loro corpo.

C’è un malinteso secondo cui gli individui che giudicano il corpo altrui potrebbero aiutarli a motivarli a perdere peso. “Quando le persone si vergognano a causa del loro peso, è più probabile che evitino l’esercizio e consumino più calorie per far fronte a questo stress.” In uno studio pubblicato su Obesity, la rivista The Obesity Society, è emerso che le persone che stanno combattendo l’obesità devono affrontare gli stereotipi come pigre, incompetenti, poco attraenti, prive di forza di volontà e sono responsabili del proprio eccesso di peso. Il dolore di questi messaggi può avere un impatto sulla salute e aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche.

Se i social media provassero a iniziare a produrre una visione più positiva di diversi tipi di corpo, le donne si sentirebbero più a loro agio e sicure del loro aspetto. Credo che mescolare diversi tipi di corpo nelle sfilate o sulla copertina di una rivista sarebbe meglio per la società, per sviluppare più positività del corpo. Credo davvero che se fossimo perfetti e tutti uscissero dallo stesso stampo per sembrare modelli, saremmo solo dei robot. Personalmente quello che mi piace di più è avere qualcosa di diverso che nessun altro ha è ciò che ti rende quello che sei. Quindi, continua a sorridere per sempre, per favore!

Alla fine, le nostre imperfezioni ci rendono unici!

Amal Aboghouch

Le cose che abbiamo in comune

Titolo del progetto

 Le cose che abbiamo in comune

 Enti attuatori
  • Associazione Società Solidale
    Piazzale della Croce Rossa Italiana, 1 – Cuneo
  • Associazione Volontariato Torino – Vol.To
    Via Giolitti 21, Torino
 Durata del progetto  12 mesi
 Monte ore  25h/settimana per 5 giorni
 N. Volontar*
  • Cuneo:  2
  • Torino: 4
 Requisiti ulteriori  Nessuno
 Formazione generale  42 ore
 Formazione specifica  72 ore
 Vitto e alloggio  no

Codice progetto: PTXSU0013220011356NXXX

Codice programma: PMCSU0013220010321NXTX

Sintesi progetto

Il progetto Le cose che abbiamo in comune si propone di creare uno spazio di scambio interculturale tra i giovani e giovanissimi, nel quale la differenza possa esser vissuta come un’opportunità e una risorsa e non come un limite.
I volontari e le volontarie di servizio civile saranno inseriti/e all’interno di percorsi di educazione e promozione della pace e della solidarietà che verranno organizzati in due Scuole Primarie e in un Istituto Superiore del comune di Cuneo e in tre Istituti Superiori del comune di Torino.
Inoltre, avranno il compito di informare e orientare i giovani su storia, doveri e opportunità europee per trasmettere loro un’idea di Europa inclusiva e che ne valorizzi le differenze.

I/le giovani che scelgono di partecipare alla realizzazione di progetti di Servizio civile hanno diritto ad avere una formazione generale ed una specifica. La formazione generale è indirizzata alla conoscenza dei principi che sono alla base del servizio civile. La formazione specifica è inerente alla peculiarità del progetto.

Contatti

VOL.TO:

Maida Caria
011-8138755 – Numero Verde: 800-590000 (10:00 – 13.00 e 14.00 – 17.00)
segreteria.serviziocivile@volontariato.torino.it

Sito web: www.volontariatotorino.it
Pagina Facebook: Vol.To – Centro Servizi Volontariato Torino
Eurodesk Torino_Vol.To

SOCIETÀ SOLIDALE:

Samanta Silvestri
progettazione@csvcuneo.it

Sito web: www.csvsocsolidale.it

 

Scarica la scheda dettagliata del progetto

ImPARIamo – percorsi nella scuola per la promozione di una cultura inclusiva

Titolo del progetto ImPARIamo
Enti attuatori Coordinamento Solidarietà Valle d’Aosta
Via Xavier de Maistre, 19 – Aosta
Centro Territoriale per il Volontariato
Via Orfanotrofio, 16 – Biella
Corso Libertà, 72 – Vercelli
Durata del progetto 12 mesi
Monte ore 1145/anno
N. Volontar* Aosta:  2
Biella: 1
Vercelli: 1
Requisiti ulteriori Nessuno
Formazione generale 42 ore
Formazione specifica 72 ore
Vitto e alloggio no

Codice progetto: PTCSU0013220011361NXXX

Codice programma: PMCSU0013220010321NXTX

Sintesi progetto

Il progetto ImPARIamo ha come obiettivo il contrasto alle disuguaglianze di origine geografica, di genere o condizioni sociali attraverso laboratori didattici seguendo il metodo della peer education all’interno di Istituti superiori di primo e secondo grado sui territori di Aosta, Biella e Vercelli.
I volontari e le volontarie di servizio civile verranno coinvolti nell’organizzazione e gestione degli incontri formativi che verranno svolti in classe e collaboreranno nella realizzazione degli stage estivi di volontariato.

I/le giovani che scelgono di partecipare alla realizzazione di progetti di Servizio civile hanno diritto ad avere una formazione generale ed una specifica. La formazione generale è indirizzata alla conoscenza dei principi che sono alla base del servizio civile. La formazione specifica è inerente alla peculiarità del progetto.

Contatti

Coordinamento Solidarietà Valle d’Aosta:

Simone Charbonnier
promozione@csv.vda.it

CTV – Centro Territoriale per il Volontariato:

Sara Ghirardi
sara.ghirardi@centroterritorialevolontariato.org

Scarica la scheda dettagliata del progetto qui

 

ESC in Francia con la Onlus torinese Stranaidea

La Onlus torinese Stranaidea propone nuove opportunità di volontariato con il Corpo Europeo di Solidarietà, per tutti coloro che intendono vivere un’esperienza nell’ambito della tutela ambientale e della promozione della partecipazione sociale.

Insieme all’organizzazione partner francese Solidarités Jeunesse- associazione facente parte di un movimento di educazione non formale che valorizza l’impegno volontario ela solidarietà – Stranaidea è alla ricerca di 4 volontari – uno per ciascuna sede francese di Solidarités Jeunesse – che siano pronti a mettersi in gioco in un ambiente fondato sulla collettività, la partecipazione in attività manuali all’aperto e disposti a condividere un’esperienza con forte sfondo interculturale e di partecipazione attiva comunitaria.

Per qualsiasi informazione più dettagliata sulla tipologia specifica di attività e su dove siano ubicate le sedi coinvolte è possibile consultare le schede informative qui

Stranaidea è inoltre raggiungibile a questi recapiti:

via Paolo Veronese, 202
10148 Torino
Tel 011.3841531
rive@stranaidea.it
www.stranaidea.it

I programmi dei progetti del Servizio Civile 2020

Nel nuovo sistema del Servizio Civile Universale (art. 4, comma 1 del decreto legislativo 6 marzo 2017, n. 40) lo Stato ha la funzione di rilevare i fabbisogni prevalenti ed individuare gli interventi idonei a soddisfarli. Detta attività si realizza mediante un Piano triennale, attuato per Piani annuali, a loro volta articolati in programmi di intervento.

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AttivaMente 2020 Cuneo

Codice programma
Codice progetto PTXSU0013220011317GXXX
Enti attuatori Cooperativa Sociale Quadrifoglio s.c. Onlus
Sedi di attuazione

Struttura Mater Amabilis Centro
Corso Carlo Brunet, 8 – Cuneo

Struttura S. Antonio
Corso Nizza, 89 – Cuneo

Strutture Residenziali Mater Amabilis Angeli
Viale Federico Mistral, 1 – Cuneo

Durata del progetto

12 mesi

Monte ore

1145h/anno per 6gg/sett

N. Volontar*

6

Requisiti ulteriori

L’ente potrebbe sottoporre i volontari al vaccino anti-Covid 19

Formazione generale

42 h

Formazione specifica

72 h

Vitto e alloggio

no

Sintesi progetto

Il progetto AttivaMente 2020 vuole promuovere azioni inclusive di sostegno alla persona con il fine di migliorare il benessere dell’individuo combattendo le disuguaglianze. Le attività proposte per raggiungere gli obiettivi si traducono nell’impegno a rendere l’esperienza residenziale dell’anziano il più possibile fedele alle sue aspettative e a quelle della famiglia, valorizzando le risorse di tutti gli ospiti e coltivando le relazioni con loro sulla base del rispetto delle diversità e delle singolarità che contraddistinguono ciascun essere umano. I territori nei quali sono ubicate le strutture sedi di progetto richiedono la necessità di strutturare e promuovere interventi di arricchimento dell’offerta socializzante, al fine di prevenire condizioni di isolamento e depressione dovute al ricovero in struttura.

I volontari e le volontarie di servizio civile dovranno, attraverso un percorso che li guiderà dall’osservazione all’autonomia, collaborare all’ideazione e realizzazione delle attività che si svolgono all’interno delle strutture: animazione, laboratori ludico-ricreativi, ascolto e compagnia e molto altro!

I/le giovani che scelgono di partecipare alla realizzazione di progetti di Servizio civile hanno diritto ad avere una formazione generale ed una specifica. La formazione generale è indirizzata alla conoscenza dei principi che sono alla base del servizio civile. La formazione specifica è inerente alla peculiarità del progetto.

Contatti

Ufficio Progetti
0121-324811 (dal lunedì al venerdì, 8:00 – 12:00 e 14:00 – 18:00)
progettiserviziocivile@coopquadrifoglio.com

Sito web: Cooperativa Quadrifoglio
Pagina Facebook: Cooperativa Quadrifoglio

Scarica la scheda dettagliata del progetto qui

Do and don’t: una guida contro il bullismo

Il 5 Ottobre di ogni anno, ricorre la Giornata mondiale della prevenzione contro il bullismo. In quell’occasione, in linea con il contesto della nostra campagna #OnlineFaMaleUguale abbiamo realizzato una breve guida con le azioni da fare e da non fare quando si subiscono atti di questo tipo.

 

#SeLiConosciLiEviti

#OnlineFaMaleUguale ha lo scopo di mettere in evidenza quei comportamenti di violenza online a cui tutti siamo esposti, ma in modo più significativo i più giovani. Quando si parla di cyberbullismo, purtroppo si tende a sottovalutarne le conseguenze e si fa difficoltà a riconoscerne i comportamenti più caratterizzanti. Abbiamo scelto di parlare di questo fenomeno per poter approfondire e riflettere sulle diverse sfaccettature di questo problema. #SeLiConosciLiEviti raccoglie le definizioni di tutte quelle parole che identificano le diverse forme di cyberviolenza: saperle riconoscere ci aiuta a prevenirle e ad evitarle.

 

 

Indagine su cyberbullismo e odio online

All’interno del progetto #OnlineFaMaleUguale (per maggiori informazioni cliccare qui), è stato creato un questionario che abbiamo diffuso tramite la nostra pagina Facebook. Lo scopo era studiare nel dettaglio il fenomeno del cyberbullismo, ponendo particolare attenzione a come vengono percepite le diverse sfumature e varianti di odio online.

Di seguito vengono presentati i risultati dell’indagine condotta tra giugno e luglio 2020. Dopo aver presentato brevemente le caratteristiche socio-demografiche delle persone che hanno risposto al questionario, vengono riportati i risultati emersi rispetto a: uso dei social network, comportamenti offensivi online, percezione dell’odio online, idee circa le soluzioni per contrastare il cyberbullismo.

Le caratteristiche socio-demografiche del campione

Hanno risposto al questionario un totale di 153 persone provenienti da tutta Italia, ma principalmente dal Nord-Ovest (50%). La maggior parte delle risposte provengono da femmine e solo il 27% da maschi. Come è possibile vedere dal grafico sottostante, la maggior parte delle persone che hanno risposto ha un’età compresa tra i 20 e i 30 anni. Questo dato è particolarmente importante ai fini dell’interpretazione dei risultati ottenuti: è necessario contestualizzare le risposte tra una generazione che ha dimestichezza con i social network e che ha una sensibilità più sviluppata rispetto a temi come discriminazione e bullismo.

Per conoscere meglio i rispondenti, abbiamo chiesto loro di indicare lo status occupazionale e il titolo di studio. In linea con i dati relativi all’età, la maggior parte del campione è costituito da studenti (41%), seguiti da un 31% di lavoratori. Per quanto riguarda il titolo di studio, il 41% è laureato, il 38% ha conseguito il diploma e la restante parte ha un titolo inferiore.

L’utilizzo dei social network

Una parte del questionario è stata dedicata all’utilizzo che le persone fanno dei social network. Una delle domande a cui si voleva trovare risposta era relativa a quali social network il rispondente utilizza abitualmente (accedendovi cioè almeno una volta ogni due giorni). Dall’analisi delle risposte si è potuto rilevare quali sono quelli più utilizzati e il numero di social utilizzati mediamente da ciascun individuo. A seconda dell’età del rispondente la risposta a queste domande cambia. Per quanto riguarda il social più utilizzato, per esempio, Instagram risulta essere il preferito degli under 20, Facebook quello di coloro che hanno tra i 20 e i 30 anni, mentre gli over 30 usano più spesso Telegram.

 

Passando alla quantità di social utilizzati regolarmente, vediamo una rilevante diminuzione del numero all’aumentare dell’età del rispondente.

I comportamenti offensivi sui social network

Entrando nel vivo del tema indagato, vediamo quanto sono diffusi vari tipi di comportamento classificabile come “odio online” o come vero e proprio cyberbullismo. Nello specifico, abbiamo chiesto ai partecipanti di indicarci, per ciascuna delle situazioni proposte, se gli fosse mai capitato di compiere o di subire tali azioni.

Come riportato nel grafico riportato sopra, molti rispondenti hanno ricevuto commenti a sfondo sessuale sui social network e hanno visto condividere una loro foto su queste piattaforme senza che ne avessero dato il consenso (entrambe le situazioni sono state subite dal 48% dei partecipanti). Meno diffuso, ma con percentuali comunque alte rispetto alla sua gravità (10%), sembra essere il subire minacce online.

Per quanto riguarda le azioni che i rispondenti hanno dichiarato di aver compiuto, vediamo delle percentuali notevolmente più basse in corrispondenza degli stessi comportamenti. In questo caso, risulta più diffuso l’aver escluso intenzionalmente qualcuno da chat di gruppo (26%) e l’aver messo “mi piace” a post contenenti offese nei confronti di una persona (24%).

Percezione delle manifestazioni di odio online

Come anticipato, il nucleo del questionario era incentrato sull’analisi della percezione che le persone hanno circa le varie sfumature di odio online. L’obiettivo era quello di rilevare se anche manifestazioni meno esplicite di discriminazione e odio online vengono percepite come tali.

Molto diffuso sui social è l’utilizzo dei cosiddetti meme, ovvero delle immagini accompagnate da commenti scritti (sovrapposti all’immagine stessa) create allo scopo di suscitare ilarità.

Questo strumento risulta avere talvolta un contenuto più o meno esplicitamente discriminatorio. Essendo questo però mascherato dall’ironia, non è sempre facile identificarlo come tale. Per questo motivo, all’interno del nostro questionario sono stati inseriti 5 diversi meme, creati appositamente per rappresentare 5 diversi tipi di discriminazione o stereotipo (misoginia, razzismo, discriminazione religiosa, transfobia e body shaming).

Ai partecipanti è stato chiesto di indicare quanto considerassero offensivo ciascuno dei meme presentati. Dai risultati aggregati è emersa questa classifica. Riportiamo di seguito i meme proposti nell’ordine della classifica emersa.

È importante sottolineare che mediamente i meme sono stati considerati tutti abbastanza gravi. È comunque emersa una chiara classifica dai dati aggregati che evidenzia come alcuni temi siano più sentiti di altri. Nell’ordine, il meme a contenuto misogino è stato considerato dalla maggior parte dei rispondenti il più offensivo, seguito, in ordine di offensività, da quello a contenuto discriminatorio nei confronti della religione islamica, quello relativo al body shaming, a contenuto transfobico e razziale.

Diverse sfumature di gravità possono essere percepite non solo in base allo strumento che veicola la discriminazione ma anche al soggetto che subisce l’azione. Questa è l’idea che abbiamo voluto verificare all’interno del nostro campione. Abbiamo infatti chiesto ai rispondenti di indicarci quanto considerassero offensivi 10 diversi comportamenti e, tra questi abbiamo inserito quattro volte uno stesso comportamento cambiando solamente il soggetto verso il quale era rivolto.

Condividere una foto su un gruppo whatsapp senza il consenso del soggetto (con il chiaro intento di deriderlo), è considerato più o meno grave se quest’ultimo è un compagno di classe, un collega di lavoro, un professore o il titolare/ responsabile dell’attività? 

Per i nostri rispondenti la risposta a questa domanda è affermativa.

Dai nostri risultati emerge infatti che, pur considerando gravi tutte 4 quattro queste le situazioni, ci sono delle differenze a seconda di chi viene preso di mira.

Un’offesa a figure come il titolare nel contesto lavorativo e il professore nel contesto scolastico sono percepite come meno gravi, rispetto allo stesso gesto compiuto contro un collega o un compagno di scuola. Questo dato potrebbe in parte ricollegarsi alla giovane età delle persone che hanno risposto al questionario (per la gran parte tra i 20 e 30 anni) e la conseguente maggior facilità di immedesimarsi più con queste figure o di percepirle come più deboli. 

Strumenti di contrasto

Abbiamo infine chiesto ai partecipanti quale misura ritenessero potesse essere più efficace per contrastare il cyberbullismo. Tra le risposte ottenute sono stati individuati cinque tipi di soluzione a cui possono essere ricondotte tutte le idee raccolte. 

Tecnologica: rientrano in questa fattispecie tutte le soluzioni che chiamano direttamente in causa il funzionamento dei social network e le limitazioni che dovrebbero imporre agli utentiIl 39% dei partecipanti ha fornito una soluzione ascrivibile a questa categoria.

educativa: rientrano in questo tipo di soluzione tutte le proposte riguardanti programmi di sensibilizzazione al fenomeno da avviare, per molti rispondenti, fin dai primi anni scolastici. Il 30% dei partecipanti ha fornito una soluzione ascrivibile a questa categoria.

punitiva: rientrano in questa fattispecie tutte le soluzioni che prevedono l’impiego di sanzioni più o meno severe a seconda della gravità del gesto compito. L’ 11% dei partecipanti ha fornito una soluzione ascrivibile a questa categoria.

psicologica: rientrano in questa fattispecie tutte le proposte incentrate sull’analisi più profonda delle difficoltà personali che possono esserci a monte degli atteggiamenti violenti dei cyberbulli ma anche sul incentivare il supporto psicologico per chi ne è vittima. L’8% dei partecipanti ha fornito una soluzione ascrivibile a questa categoria.

empatica: rientrano in quest’ultimo tipo di soluzione tutte le risposte incentrate sull’importanza dello sviluppo della capacità individuale di mettersi nei panni degli altri. Il 12% dei partecipanti ha fornito una soluzione ascrivibile a questa categoria.