Skip to main content

Autore: Redazione

Requisiti di ammissione

Il Servizio civile universale è la scelta volontaria di dedicare alcuni mesi della propria vita al servizio di difesa, non armata e non violenta, della Patria, all’educazione, alla pace tra i popoli e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana, attraverso azioni per le comunità e per il territorio. Per l’ammissione alla selezione è richiesto al giovane il possesso dei seguenti requisiti:

  • cittadinanza italiana, oppure di uno degli altri Stati membri dell’Unione Europea, oppure di un Paese extra Unione Europea purché il candidato sia regolarmente soggiornante in Italia;
  • aver compiuto il diciottesimo anno di età e non aver superato il ventottesimo anno di età (28 anni e 364 giorni) alla data di presentazione della domanda;
  • non aver riportato condanna anche non definitiva alla pena della reclusione superiore ad un anno per delitto non colposo ovvero ad una pena della reclusione anche di entità inferiore per un delitto contro la persona o concernente detenzione, uso, porto, trasporto, importazione o esportazione illecita di armi o materie esplodenti, ovvero per delitti riguardanti l’appartenenza o il favoreggiamento a gruppi eversivi, terroristici o di criminalità organizzata.

Possono presentare domanda di servizio civile anche i giovani che, fermo restando il possesso dei requisiti di cui al presente articolo:

  • abbiano interrotto il servizio civile nazionale o universale a causa dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 nell’anno 2020, purché in possesso dei requisiti di ammissione al servizio civile stabiliti dal bando stesso;
  • abbiano interrotto il servizio civile nazionale o universale a conclusione di un procedimento sanzionatorio a carico dell’ente che ha causato la revoca del progetto, oppure a causa di chiusura del progetto o della sede di attuazione su richiesta motivata dell’ente a condizione che, in tutti i casi, il periodo del servizio prestato non sia stato superiore a sei mesi;
  • abbiano interrotto il servizio civile nazionale o universale a causa del superamento dei giorni di malattia previsti, a condizione che il periodo del servizio prestato non sia stato superiore a sei mesi;
  • abbiano già svolto il servizio civile nell’ambito del programma europeo “Garanzia Giovani”, nell’ambito del progetto sperimentale europeo “International Volunteering Opportunities for All” e nell’ambito dei progetti per i Corpi Civili di Pace.

Venerdì 2 ottobre flash mob dei volontari in servizio civile

Ci saranno anche le Volontarie del Servizio Civile di Vol.To al flash mob organizzato venerdì 2 ottobre alle ore 16 in Piazza Castello a Torino organizzato dal TESC – Tavolo Enti Servizio Civile.

Obiettivo della manifestazione valorizzare le esperienze dei tanti progetti di servizio civile e dare visibilità ai tantissimi giovani che anche in questi difficili mesi di emergenza sanitaria si sono messi a servizio della collettività, portando avanti attività essenziali che altrimenti non si sarebbero potute svolgere: da quelle in prima linea sulle ambulanze, alla distribuzione dei pacchi alimentari, all’aiuto compiti da remoto, alle decine di iniziative rivolte alle persone più fragili che, durante la quarantena, lo sono state ancora di più.

“Il Servizio Civile Universale c’è e, più che mai ora, non vuole essere invisibile” – è questo il messaggio che arriva dai giovani operatori volontari e che viene riportato da Lorenzo Siviero, presidente del TESC – “E’ necessario un maggiore supporto e sostegno al Servizio Civile a fronte di una sua indubbia funzione sociale, fondamentale per la cura delle comunità, la difesa non armata e non violenta del Paese, la formazione civica delle nuove generazioni. Purtroppo, alla prova dei fatti, dobbiamo riscontrare che sia nei decreti emergenziali sia nella legge di stabilità non sono al momento previste risorse sufficienti per far svolgere il servizio civile a tutti coloro i quali vorrebbero fare domanda”.

L’iniziativa del 2 ottobre a Torino, inserita nel programma del Festival della Nonviolenza e della Resistenza Civile, vuole anche dar seguito al dibattito scaturito in questi mesi dell’appello lanciato da un gruppo di intellettuali dalle colonne del quotidiano l’Avvenire, “Ripensare e rilanciare il Servizio Civile Universale”, poi seguito dalla campagna, nata su impulso dalla rappresentanza degli operatori volontari, CentoxCento Servizio Civile per chiedere al Governo un’adeguata dotazione di fondi, così da consentire l’avvio dei progetti di servizio civile nei prossimi anni.

Tirocini presso l’ONU e l’AICS

Il “Fellowships Programme for Technical Cooperation Capacity Building and Human Resources Development” è un’iniziativa finanziata dal Governo Italiano attraverso la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e curata dal Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (UN/DESA).

Il suo obiettivo è offrire a giovani laureati che non abbiano superato i 28 anni di età la possibilità di svolgere un percorso di formazione professionale presso uffici di organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite in paesi in via di sviluppo o presso sedi estere dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le borse hanno la durata di quasi un anno e prevedono, prima dell’assunzione dell’incarico presso i paesi di destinazione, un corso di formazione di due settimane.

Il Programma 2020-2021 è articolato come segue:

  • maggio 2021: corso di formazione
  • giugno 2021 – maggio 2022: tirocinio presso uffici di organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite in paesi in via di sviluppo o presso sedi estere dell’AICS.

A causa della pandemia COVID-19 potrebbero verificarsi delle variazioni sia nella data di inizio della borsa sia nelle sue modalità di attuazione (in presenza presso le sedi di assegnazione o in modalità teleworking).

Per poter partecipare al Programma è necessario possedere i seguenti requisiti:

  • essere nati il o dopo il 1° gennaio 1992
  • possedere la nazionalità italiana
  • avere un’ottima conoscenza della lingua inglese e italiana
  • avere ottenuto uno dei seguenti titoli accademici:

– Laurea Specialistica/Magistrale

– Laurea Magistrale a ciclo unico

– Laurea / Laurea Triennale accompagnata da un titolo di Master universitario

– Bachelor’s Degree accompagnato da un titolo di Master universitario.

 

Per informazioni dettagliate sulla preparazione della candidatura, verranno organizzati alcuni Webinar nelle date sotto indicate. Per partecipare è necessaria la registrazione sul sito www.undesa.it.

  • 24 settembre 2020 (ore 17.00)
  • 29 settembre 2020 (ore 16:00)
  • 05 ottobre 2020 (ore 10:30)
  • 13 ottobre 2020 (ore 10:30)
  • 21 ottobre 2020 (ore 17:00)
  • 26 ottobre 2020 (ore 10.30)

La scadenza per l’inoltro delle domande è il 30 ottobre 2020alle 15:00(ora locale italiana). Le domande incomplete o pervenute in ritardo non saranno prese in considerazione.

Le domande di partecipazione dovranno essere inviate online attraverso il sistema di ‘Online Web Application’ (OWA) dell’ufficio UN/DESA di Roma raggiungibile dal sito www.undesa.it

A causa dell’elevato numero di candidature previste verranno contattati esclusivamente i candidati preselezionati.

Per ulteriori informazioni consultare www.undesa.ito scrivere a fellowshipinfo@undesa.it.

“Europeizzazione” giovanile: progetto ESC a Ribadavia

Stranaidea, nell’ambito del Corpo Europeo di Solidarietà (ESC), cerca un/a volontario/a per un progetto promosso dall’organizzazione spagnola Omix, che si svolgerà nel Centro di Informazione Giovanile del comune di Ribadiva (Spagna).

Il principale compito del volontario sarà quello di dare ai giovani che frequentano l’organizzazione o, in generale, la regione, una migliore consapevolezza europea, promuovendo l’incontro fra le diverse culture. Il/la volontario/a si occuperà inoltre di diffondere la conoscenza di Erasmus+, promuovere il Centro di Informazione Giovanile e collaborare alla realizzazione di eventi locali e internazionali organizzati dal Comune di Ribadiva.

Il Comune di Ribadavia è legato alle associazioni locali, alla Casa della Cultura e all’Ufficio Informazioni Turistiche: il/la volontario/a avrà quindi anche la possibilità di collaborare con queste organizzazioni.

Informazioni di base

  • Città: Ribadavia, ES
  • Data inizio attività: 15/01/2021 circa (anche in considerazione all’evolversi dell’emergenza Covid)
  • Data fine attività: 14/01/2022 circa
  • Durata: a seconda dei progetti
  • Scadenza per le candidature: 05/10/2020

Costi coperti

  • Viaggio, vitto e alloggio
  • Formazione e supervisione nelle attività
  • Supporto personale
  • Assicurazione
  • Rimborso spese mensile

CARATTERISTICHE DEL CANDIDATO IDEALE

  • Maturità, responsabilità, tolleranza, creatività
  • Sensibilità verso il tema giovanile ed europeo
  • Curiosità verso la conoscenza della nuova comunità di accoglienza
  • Propensione all’intercultura e al lavoro di gruppo
  • Coraggio e voglia di uscire dalla propria comfort zone
  • Non è richiesto alcun grado di istruzione formale
  • Preferibile una conoscenza base dell’inglese, apprezzabile anche dello spagnolo (anche se non necessaria in quanto verrà appreso tramite corsi appositamente organizzati online e/o sul posto)

PER CANDIDARSI

  • inviare all’indirizzo rive@stranaidea.it, con oggetto “OMIX ESC APPLICATION”, una mail contenente:
  • un CV aggiornato con data di nascita
  • indirizzo completo
  • foto del volto visibile
  • l’autorizzazione al trattamento dei dati (copiare e incollare in calce questa frase: “I hereby authorize the processing of personal data contained in my curriculum vitae according to art. 13 D. Lgs. 196/2003 and art. 13 GDPR 679/16”)
  • la lettera di motivazione specifica seguendo passo a passo il modello da scaricare cliccando qui <- link https://drive.google.com/file/d/1KsBcoX8W283UgRNnzUupQG40lZLqwKyL/view

NB: tutti i documenti menzionati devono essere inviati in un’unica mail e devono essere tutti in inglese.

NB:per candidarsi è necessario sia inviare la mail sia iscriversi al portale.

Per saperne di più

Tel: 011 3841531

Sito: www.stranaidea.it

#OnlineFaMaleUguale – George Floyd e le mille voci soffocate dal razzismo

George Floyd era un cittadino afroamericano di 46 anni, padre di due figlie, che viveva a Minneapolis, in Minnesota, nel Nord degli Stati Uniti. Tutto cominciò quando la sera del 25 Maggio, un commerciante fece una segnalazione su un uomo alto e di colore che aveva utilizzato – secondo una sua supposizione – una banconota da venti dollari falsa per acquistare un pacco di sigarette. Ciò ha comportato l’immediato intervento di quattro agenti, che una volta giunti sul posto lo hanno identificato. Secondo la ricostruzione dei poliziotti, G. Floyd oppose resistenza agli agenti che si videro quindi costretti a procedere con l’arresto. Floyd, che era disarmato, fu immobilizzato a terra a pancia in giù e con il volto girato verso destra.

La sua vita sarebbe finita 8 minuti e 46 secondi dopo. Come succede spesso, quando si tratta di cittadini afroamericani che vengono fermati dalla polizia, diversi passanti hanno iniziato a riprendere con il proprio smartphone la scena per documentare l’accaduto. Quello che ha permesso alla storia di George Floyd di diventare virale è che una di queste riprese sia stata trasmessa in diretta Facebook da un passante, permettendo al mondo di conoscere quanto accaduto. Il video in cui si sente la voce di Floyd implorante che grida “I can’t breath” è diventato virale, scuotendo le coscienze di milioni di cittadini in tutti gli Stati Uniti, provocando l’indignazione di chi crede ancora nella solidarietà e nell’equità.

Da quel momento “I can’t breath” è diventato un eco prepotente che risuona nelle voci di giovani, adulti e anziani per le strade e nelle piazze delle più grandi città per dire “BASTA”.

“Basta” perché purtroppo George Floyd è solo l’ultimo nome di una lunga lista di afroamericani uccisi da chi aveva il compito di difenderli.

“Basta” perché nel 2020 si palesa ancora la necessità di affrontare le ombre onnipresenti e preoccupanti dei razzismi, dell’odio e della discriminazione etnica.

Le proteste in relazione all’omicidio di George Floyd, sono frutto di sentimenti di insoddisfazione e di rabbia per un razzismo violento insito nella società americana: di fatti, secondo uno studio del Proceedings of the National Academy of Science of the United States of America, periodico ufficiale della National Academy of Sciences (NAS), essere uccisi durante un arresto da parte di un agente di polizia rappresenta negli Usa la sesta causa di morte per gli uomini di età compresa tra i 25 e i 29 anni appartenenti a qualsiasi gruppo etnico. Rispetto ai bianchi, gli uomini afroamericani sono 2,5 volte più a rischio. Inoltre, in base alle statistiche raccolte, risulta che un uomo o un ragazzo di colore ogni mille negli Stati Uniti, verrà ucciso da un agente di polizia nel corso della propria vita. Tali episodi sono la causa dell’1,6% di tutti i decessi di afroamericani tra i 20 e i 24 anni.

Eppure, una delle difficoltà maggiori per comprendere le reali dimensioni del fenomeno, è rappresentata dalla mancanza di dati affidabili e completi a livello federale. La realtà è che ci ritroviamo una società profondamente segnata da un “racial bias”, ovvero da un pregiudizio razziale nei confronti di tutti i diversi gruppi etnici che vivono nella società americana. George Floyd non è morto perché era un criminale, George Floyd è morto per il colore della sua pelle. E le proteste che continuano a riempire dopo mesi le strade delle città americane, rappresentano una presa di posizione nei confronti di questa violenza sistematica da parte dei corpi di polizia.

Ma la questione del valore delle vite dei nerinon è soltanto statunitense. Tra il 1° gennaio 2008 e il 31 Marzo 2020, i casi documentati di razzismo in Italia sono stati 7.426. Lo afferma l’ultimo “Libro bianco sul razzismo in Italia”, l’indagine pubblicata dall’associazione Lunariainsieme al sito “Cronache di ordinario razzismo”che ci informa inoltre che nel complesso il biennio 2018-2019 è stato il peggiore degli ultimi dieci anni. I dati più preoccupanti riguardano le 901 violenze fisiche contro le persone e i 177 danneggiamenti di beni o proprietà connessi alla presenza di cittadini stranieri. Un’altra fonte di riferimento per la raccolta dati su casi di discriminazione nel nostro Paese, è rappresentata dall’ UNAR(Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) che ci dice come nell’anno 2018 il 70,4% dei casi di discriminazione segnalati siano scaturiti da un movente etnico-razziale. È chiaro come i numeri riportati siano indice di un preoccupante problema sociale in aumento nel nostro Paese: i giovani scesi in piazza nelle settimane successive all’omicidio di George Floyd, sono consapevoli che il problema del razzismo in Italia è una questione di cui c’è ancora tanto bisogno di parlarne, perché l’Italia non è esente da colpe.

Lo raccontano le morti di Soumalia Sacko, bracciante e sindacalista morto per un colpo di fucile alla nuca nella piana di Gioia Tauro mentre cercava lamiere in un’ex fabbrica per costruire un riparo di fortuna destinato ad altri braccianti, o ancora di Adnan Sidiqque, assassinato per aver difeso i braccianti dai caporali a Caltanissetta. Ma anche fatti più recenti, come l’omicidio di Willy Monteiro Duerte,giovane ventunenne di origini capoverdiane, massacrato a calci e pugni nella notte tra il 5 e il 6 settembre. La sua unica colpa: prendere le difese di uno dei suoi amici. Le indagini sono ancora aperte, ma già si parla di movente razziale e di come i ragazzi colpevoli dell’aggressione già da tempo avessero dimostrato atteggiamenti xenofobi e violenti.

Il razzismo che pervade oggi il nostro Paese non è altro che il frutto di un’educazione e percezione sbagliata che ci viene trasmessa quotidianamente da notizie infondate o il più delle volte travisate, a causa di una comunicazione politica troppo estremista e da una diffusione radicalizzata di stereotipi. Non sono in pochi ad associare il colore della pelle di qualcuno al concetto di inferiorità, o ancora a identificare quel qualcuno come un possibile aggressore o qualcuno da sottomettere e maltrattare.

Per questo c’è ancora bisogno di parlare di razzismo e cercare il modo di prevenire episodi come questi. La cura al razzismo è l’educazione: essere consapevoli del nostro passato e del privilegio di cui abbiamo usufruito per secoli per il colore della nostra pelle, deve servire a essere più coscienti che la diversità non è una minaccia, ma una risorsa. L’educazione ci aiuta a liberare la mente dagli stereotipi, ci aiuta a cambiare la narrazione della società in cui viviamo e a costruire un’umanità più solidale.

Rebecca Viniello, Serviziocivilista di Vol.To

Opportunità di volontariato in Francia presso l’Association des Communes Jumelées de Nouvelle-Aquitaine

L’ Association des Communes Jumelées de Nouvelle-Aquitaine (Association of Twin Towns of Nouvelle-Aquitaine), cerca un/a giovane tra i 18 e 30 anni per un progetto del Corpo europeo di Solidarietà.

Attività previste dal progetto:

– Promozione delle opportunità di mobilità transnazionale (volontariato, tirocini, scambi giovanili, etc) e delle iniziative con i giovani del territorio;
– Partecipazione e animazione in corsi di formazione sul tema mobilità attraverso metodi di educazione non formale;
– Supporto al comitato e ai comuni gemellati nell’organizzazione di progetti internazionali;
– Supporto nella promozione e nella comunicazione della mobilità europea e internazionale attraverso poster, brochures, mostre, social media, sito Internet, video, testimonianze;
– Supporto in attività di animazione presso l’ufficio franco-tedesco di informazione per i giovani (OFAJ);
– Partecipazione nelle attività organizzate dall’associazione.

Condizioni
Il progetto è finanziato dal Corpo europeo di Solidarietà, che copre: spese di viaggio (andate e ritorno), alloggio in camera privata in un appartamento condiviso nel centro della città di Limoges, trasporti locali (abbonamento agli autobus o bicicletta), assicurazione medica, circa 180 euro al mese di pocket money (per la copertura delle spese personali), indennità mensile per il vitto, corso di lingua francese. 

Date del progetto: dal 12 Aprile al 15 Ottobre 2021 (7 mesi).

Requisiti:  giovani 18-30 anni provenienti da Paesi europei, Regno Unito, Norvegia e Islanda open-minded,  disposti a vivere in un’area urbana di 210.000 abitanti  e interessati ai temi della gioventù e della mobilità giovanile

Candidatura:  per candidarsi è necessario inviare una lettera di presentazione, in francese o inglese, all’indirizzo mail contact@jumelages-nouvelle-aquitaine.eu entro il 20 Settembre.

Contatti

Elina SZATKOWSKI

Mission leader

+33 (0)9 83 27 47 22 / +33 (0)7 69 38 01 82

e-mail: contact@jumelages-nouvelle-aquitaine.eu

Siti di Riferimento

Sito di riferimento: http://jumelages-nouvelle-aquitaine.eu/offre-de-volontariat-ces-a-partir-du-12-avril-2021-acjna/

Descrizione del progetto sul sito ESC:https://europa.eu/youth/solidarity/placement/24715_en

Upfront! – Young European Video Award 2020

Il Centro d’informazione Europe Direct di Düsseldorf e la Filmwerkstatt Düsseldorf hanno lanciato il primo concorso Upfront! Young European Video Award 2020. Upfront! è una piattaforma che dà ai giovani la possibilità di esprimersi artisticamente e politicamente attraverso i video.

Lo scopo del concorso è infatti raccogliere video che mostrino come i giovani adulti vedono l’Europa e cosa pensano degli sviluppi politici o economici nell’UE. Le opinioni esposte attraverso i video possono essere sia positive che negative: è richiesto solamente di esprimersi sinceramente.  I registi (produttore, regista e altre posizioni chiave) devono avere tra i 16 e i 26 anni al momento dell’uscita del video.  La partecipazione è aperta ai residenti di tutti i 27 Stati membri dell’UE e del Regno Unito.

I migliori video riceveranno voucher per attrezzature cinematografiche del valore di €500 – €1.500 ed è prevista una serata di premiazione ad inizio febbraio 2021 a Düsseldorf.

Scadenza per la presentazione dei video: 15 novembre 2020.

Per saperne di più:https://www.upfront-award.eu/

#OnlineFaMaleUguale – Il cyberbullismo nel mondo dei videogiochi

Bullismo, odio, discriminazione: sono fenomeni che ben si prestano ad ogni ambiente e contesto. Li ritroviamo nelle strade, in televisione, dentro ai negozi, nelle scuole, negli ambienti di lavoro. L’avvento di Internet, oltre a tante inedite opportunità, ha avuto come effetto collaterale quello di offrire nuovi terreni fertili al propagarsi di atteggiamenti offensivi e spesso anche propriamente violenti.

Quando si parla di cyberbullismo ci si concentra principalmente sugli episodi che si verificano sui social network, ma esiste un altro mondo virtuale altrettanto popolato e altrettanto rilevante quando si affronta il tema del cyberbullismo: il gaming online.

Se fino a pochi anni fa giocare ai videogiochi era un’attività che si poteva svolgere solo individualmente, ora è invece possibile sfidare o collaborare virtualmente con utenti sconosciuti che possono essere collegati da ogni parte del mondo. In questo modo i gamer interagiscono in diretta ma ciascuno da casa propria, con la possibilità di comunicare tra di loro attraverso delle semplici cuffiette ed un microfono.

Per chi è appassionato di sfide sulle auto, di “survival” o di “sparatutto” questa modalità offre sicuramente nuove e più stimolanti dinamiche di gioco. Parallelamente però apre anche la porta ad esperienze ben meno positive. Venir presi in giro dall’avversario per le proprie capacità di gioco, ricevere commenti a sfondo sessuale, venire insultati o persino minacciati. Questi sono solo alcuni esempi di ciò che può avvenire durante una partita ad un videogioco online. I risultati di un sondaggio condotto da Ditch the Label, una delle principali organizzazioni senza scopo di lucro che si occupano di bullismo, mostrano che il 57% dei gamer da loro intervistati è stato vittima di cyberbullismo proprio nel contesto delle partite online.

Questo dato ci dà sicuramente già un buon motivo per sostenere che sia necessario affrontare la questione, ma mi piacerebbe fare un’altra piccola riflessione al riguardo.

Abbiamo tutti un posto dove rifugiarci quando lo stress della giornata diventa eccessivo: alcuni di noi trovano questa serenità nelle pagine di un libro, altri in una sala prove o in un campo di basket, altri ancora nelle cuffie del telefono dal quale escono le note della loro playlist preferita. Io, per esempio, la trovo tra le piante del mio giardino.
Non so se leggendo queste righe la vostra mente sia andata a pensare a quello che voi considerate il vostro “rifugio”, ma se è così provate a immaginare che questo posto da medicina diventi veleno. Immaginate che qualcosa turbi quell’equilibrio trasformando un momento di svago di cui avevate estremamente bisogno in qualcosa che a sua volta vi provoca sofferenza. Per una significativa parte dei ragazzi e delle ragazze che sono vittima di bullismo nella vita reale, quel “rifugio” sono proprio i videogiochi. Secondo i dati di Ditch the Label una delle caratteristiche personali che rende più probabile che un adolescente giochi online è proprio l’aver subito esperienze di bullismo “offline”. Questo perché spesso il videogioco diventa una forma di fuga dallo stress generato da queste esperienze. Il mondo dei videogiochi online è quindi un ambiente particolarmente importante da tutelare, in quanto ospita molti di coloro che già sono segnati da queste esperienze. Se la medicina diventa essa stessa veleno, se le stesse pesanti dinamiche si verificano anche all’interno degli spazi che questi ragazzi e ragazze riescono a ritagliarsi dal bullismo, gli effetti negativi su di loro non possono far altro che venire amplificati.

Giulia Bocca, serviziocivilista di Vol.To

#OnlineFaMaleUguale – Progetto servizio civile di Vol.To

Molti progetti di servizio civile hanno deciso di rispondere all’emergenza sanitaria in atto rimodulando le proprie attività. Anche Vol.To ha deciso di adattare il progetto originale “Amare le differenze” alla nuova situazione trasformandone le modalità e i contenuti in versione digitale.

Inizialmente il progetto prevedeva un focus sulle varie forme di discriminazione con l’obiettivo di sensibilizzare gli studenti e le studentesse delle scuole superiori di Torino. Considerato che dall’inizio della quarantena è aumentata esponenzialmente la quantità di tempo trascorsa online e di conseguenza anche il rischio di divenire oggetto o talvolta anche autori di comportamenti offensivi, le civiliste del CSV Vol.To hanno deciso di spostare online il contenuto del progetto con lo scopo non solo di studiare il fenomeno del cyberbullismo, ma soprattutto di sensibilizzare più persone possibile su questa importante e attualissima tematica.

Nasce così #OnlineFaMaleUguale, la nuova campagna informativa sul cyberbullismo promossa dal Centro Servizi per il Volontariato. L’iniziativa è stata anche premiata con la menzione d’onore agli Eurodesk Awards 2021.

Il bullismo via Internet è un fenomeno sempre più diffuso e variegato. Oltre il 50% dei ragazzi tra gli 11 e 17 anni ha subito episodi di bullismo, e tra chi utilizza quotidianamente il cellulare (85,8%), ben il 22,2% riferisce di essere stato vittima di cyberbullismo. A ricordarlo è la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps), in occasione della Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo che si celebra il 7 febbraio, e del Safer internet day che ricorre l’11 febbraio.

La violenza in rete fa più paura. Il cyberbullismo viene infatti percepito da 4 adolescenti su 10 (39,7%) come molto rischioso; al secondo posto c’è la paura di diventare bersaglio di trolling e di subire molestie online, con il 37,3%; la perdita della propria privacy è considerato un rischio dal 33,1% degli adolescenti.

Questa breve introduzione fa capire che di cyberbullismo bisogna parlare: è un fenomeno che va capito e affrontato, ai ragazzi vanno dati più strumenti possibili per affrontare la rete con consapevolezza e difendersi dagli abusi. Su questa pagina pubblichiamo tutti i contributi della campagna #OnlineFaMaleUguale.

Giovani e discriminazioni: scambio in Lettonia

È possibile candidarsi per il progetto di scambio giovanile dal titolo TAKE A STEP FORWARD, promosso dall’Associazione Eurosud e finanziato nell’ambito di Erasmus+. Il tema del progetto è “giovani e discriminazioni e ha l’obiettivo di fornire ai partecipanti nuove idee per workshop e sessioni di formazione per attività con giovani che affrontano discriminazioni nella loro comunità.

Destinatari

Possono partecipare giovani dai 18 ai 30 anni interessati alle tematiche del progetto.

Sede del progetto

Lettonia, nella città di Smarde.

Alloggio

I partecipanti alloggeranno all’interno di un ostello: Summer hostel Kaija.

 Periodo

  • Giorno di arrivo: 10 ottobre 2020
  • Giorno di partenza: 18 ottobre 2020

Condizioni

Il programma Erasmus+ copre le spese per vitto, alloggio e coffee break.
Il viaggio sarà rimborsato sino a un massimo di 245 euro.
​Il contributo di partecipazione per associazione di invio è pari a 50 euro (questa quota copre: le spese di gestione scambio-progetto, l’invio di documenti in originale Youthpass, il rimborso e spese di pubblicazione call su sito internet e il finanziamento delle attività locali svolte dall’associazione.

Scadenza

Si consiglia di candidarsi il prima possibile, in quanto le selezioni, già aperte, verranno chiuse appena saranno identificati i profili ricercati.

I candidati selezionati saranno prontamente contattati.

Contatti

Email: eurosudngo@gmail.com
Mobile:+39 3398659954
Facebook:  goo.gl/wNPkcw

Siti di Riferimento

INFOPACK APP FORM