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Ago Bussolino, Volontariato, Vol.To, News, Centro Servizi, Torino, Terzo Settore, ETS

“Scegliere” di diventare un ETS: quali opzioni, quali conseguenze

La possibilità di “diventare” un Ente del terzo settore pone le organizzazioni di fronte ad una scelta molto rilevante e densa di conseguenze. Proviamo, aiutandoci con una tabella riassuntiva, a ricapitolare le situazioni che si possono configurare ed a focalizzare le conseguenze delle scelte operate.

Per la Treccani, “scegliere” significa distinguere e determinare, tra più cose o persone, quella che sia o ci sembri più adatta allo scopo o più conveniente alle circostanze. In relazione alla riforma del terzo settore questo verbo indica l’esigenza di compiere una serie di valutazioni che conducano ad adottare la miglior forma giuridica per il futuro del proprio Ente e, soprattutto, se – e come – “entrare” nel perimetro degli Enti del Terzo Settore.

Se, infatti, ad alcune tipologie di Enti non-profit è riconosciuto una sorta di “diritto” a divenire un Ente del Terzo Settore attraverso un provvedimento d’ufficio (la ormai celebre “trasmigrazione” dagli attuali registri regionali) per altri Enti tale procedura non esiste e, pertanto, essi devono – appunto – eseguire una scelta, ovvero “determinare l’opzione che sembra più adatta” scrivendosi – o meno – nel Registro Unico del Terzo Settore.

Da ogni scelta, però, derivano conseguenze di varia natura che è opportuno avere ben presenti, per poterne ponderare opportunamente la portata ed il rilievo.

La tabella che segue riassume, in via estremamente semplificata, le conseguenze delle scelte possibili operate, rispettivamente, da una organizzazione di volontariato attualmente iscritta nel relativo registro regionale, un (generico) Ente non-profit non iscritto in alcun registro regionale né nell’anagrafe delle ONLUS, un’associazione di promozione sociale attualmente iscritta nel relativo registro regionale, un ente non commerciale iscritto nell’ anagrafe delle ONLUS tenuta dall’agenzia delle Entrate.