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Inaugurazione a Vol.To della mostra fotografica "Un viaggio dentro"

Venerdì 15 ottobre nei locali del Centro Servizi per il Volontariato di Torino (Via Giolitti, 21 – Torino) è stata inaugurata la mostra fotografica “Un viaggio dentro”, iniziativa promossa dall’Associazione Montaldo Cultura. La mostra sarà visibile fino a fine novembre: accesso libero con green pass.

La mostra, allestita in precedenza all’interno del Primo Braccio del carcere “Le Nuove” di Torino, prevede l’esposizione di 48 stampe da negativo autoprodotte su carta ai sali d’argento in formato 30×30 cm, tratte dal corpo della pubblicazione “Un viaggio dentro – Il carcere Le Nuove di Torino: luoghi e storie per non dimenticare”, e una serie di stampe su forex dei testi più significativi.

Le fotografie di Giovanni Varetto e i testi di Calogero Modica cercano di trasmettere al visitatore alcune “sensazioni forti” mettendo insieme le foto (di luoghi reali) e i pensieri (talvolta immaginari) di chi nel carcere Le Nuove ha compiuto il “suo viaggio”.

La narrazione per immagini ripropone e sottolinea l’ambiente carcerario in generale ma in particolare i luoghi in cui sono stati ristretti, dall’8 settembre del 1943 fino alla liberazione, tanti uomini di diversa cultura, estrazione sociale, identità politica, fede religiosa, credenti e non credenti, accomunati da una stessa ansia di libertà, da uno stesso amore per una vita degna di essere vissuta e da uno stesso rispetto per la dignità della persona umana.
Sono esposte 48 stampe da negativo autoprodotte su carta ai sali d’argento in formato 30×30 cm, tratte dagli stessi scatti fotografici, ed una serie di stampe su forex dei testi più significativi, contenuti nel libro “Un viaggio dentro il carcere Le Nuove di Torino: luoghi e storie per non dimenticare”.
Dall’introduzione di Marcello Maddalena presente nel testo  “Un viaggio dentro – Il carcere Le Nuove di Torino: luoghi e storie per non dimenticare”:
“È davvero singolare e affascinante il “viaggio” in cui gli autori (…), Giovanni Varetto e Calogero Modica, intendono accompagnare il lettore(…). Perché è un accompagnamento fatto non tanto di illustrazioni e spiegazioni, a parole, di luoghi e di storie personali, ma di vedute (fotografiche) e di pensieri suscitati, come spiega Giovanni Varetto nell’illustrare “il progetto” del libro, da “sensazioni forti” provate visitando quei luoghi, quei muri, quelle torrette, quei camminamenti, quelle celle, quei cunicoli, in cui sono passate tante persone ma in cui in particolare sono stati ristretti, dall’8 settembre del 1943 fino alla liberazione, tanti uomini di diversa cultura, di diversa estrazione sociale, di diversa identità politica, di diversa fede religiosa, credenti e non credenti ma accomunati da una stessa ansia di libertà, da uno stesso amore per una vita degna di essere vissuta e da uno stesso rispetto per la dignità della persona umana. E che per questo hanno lottato e combattuto fino ad affrontare l’arresto, la condanna, la morte per fucilazione o impiccagione (11 impiccati, 271 fucilati in quel periodo)….Resta, al termine di un viaggio che suscita brividi di sgomento e commozione, l’insegnamento dei morti, che, come scriveva in un suo romanzo sulla resistenza Elio Vittorini, sono coloro da cui si può imparare. Che cosa? “Quello per cui sono morti, perché ognuno di noi fosse libero”. 

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