Skip to main content

Attivo on line lo “Sportello Caregiver” per volontari, associazioni e cittadini

È attivo in versione on line lo sportello Caregiver attivato dal Centro Servizi per il Volontariato Vol.To in collaborazione con l’associazione Gilo Care: cittadini e volontari possono accedervi inviando una mail a gilocare@hotmail.com o  mandato un sms al numero 324/6829563.

Gilo Care Onlus è una Organizzazione di Volontariato che ha come mission il supporto e l’accompagnamento per caregiver familiari. I bisogni delle famiglie in cui ci sia una persona che necessita di aiuto costante – per ragioni sanitarie e no, che sia bambino, anziano o disabile – non sono solo economici, ma sono anche relativi ad ambiti spesso sottovalutati come la socialità, le relazioni, la burocrazia, la logistica, il lavoro, la consapevolezza del ruolo (responsabilità e carico di lavoro), i risvolti emotivi ed organizzativi (focalizzare e usare le risorse, compiere scelte).

Lo sportello si rivolgerà, in modo gratuito, alle seguenti categorie di utenti:

  • Volontari, quelli che devono entrare in contatto, nel loro servizio, con le famiglie di persone non autosufficienti e interagire e rapportarsi non solo con la persona assistita, ma anche con i caregiver. #voloincasa
  • Associazioni, in tutti i casi in cui sia consigliabile tener presente il punto di vista del caregiver familiare nell’organizzare attività, momenti di formazione, iniziative di sostegno anche rivolte alle famiglie delle persone assistite. #guardacomeme
  • Cittadini, tutti coloro che (come caregiver famigliare, amico, parente, collega di lavoro) stanno affrontando un cambiamento nella relazione con una persona in perdita di autosufficienza e nella organizzazione della vita conseguente. #aiutofragile

CAREGIVER

In Italia non esiste un dato ufficiale su quanti siano in realtà i caregiver familiari, trattandosi di persone che si prendono cura dei propri cari nell’ombra, in maniera gratuita e volontaria, senza chiedere nulla in cambio e senza che la legge preveda per loro, finora, alcun diritto particolare.

Un’indagine ISTAT del 2011 ha rivelato la presenza in Italia di 15.182.000 persone che, nel contesto familiare, si prendono cura regolarmente di qualcuno, pari al 38% della popolazione di età 15-64 anni, di cui il 55% donne. Di questi:

  • 3.329.000 caregiver si prendono cura di adulti anziani, malati, disabili;
  • 10.944.000 genitori che si prendono cura di figli coabitanti di età entro i 15 anni;
  • 2.666.000 essenzialmente nonni, si prendono cura di altri bambini.

Secondo un’indagine condotta da Swg in occasione della Settimana della buona salute 2018, nel nostro paese ci sono più di oltre 5 milioni di caregiver familiari. I “caregiver” dei pazienti con demenza sono la grande maggioranza.
Sono in genere donne (74%), di cui il 31% di età inferiore a 45 anni, il 38% di età compresa tra 46 e 60, il 18% tra 61 e 70 e ben il 13% oltre i 70.
Un aspetto cui prestare particolare attenzione sono i giovani carevigers tra i 15 e 16 anni, che in Italia sono 169mila (ISTAT 2011).

Quella dell’assistenza fai da te è però, molto spesso, una scelta obbligata: in sei casi su dieci, infatti, le cure domestiche dirette, senza l’aiuto di una figura esterna, sono le uniche economicamente sostenibili (59% dei casi), mentre il 32% degli assistenti familiari segue personalmente il proprio parente perché preferisce non affidarne la cura ad estranei.

Tra chi può permetterselo si consolida la preferenza per le badanti (il 16% le impiega), circa un milione di addetti all’assistenza, uno su tre (il 35%) in servizio per oltre 18 ore a settimana. Anche la ricerca della badante è improntata al ‘fai da te’: il 72% ottiene il contatto attraverso il passaparola.

Secondo l’indagine Ipsos “Soprattutto donna! Valore e tutela del caregiver familiare”, quasi 9 italiane su 10 svolgono con diverso grado di intensità il ruolo di caregiver familiare: su un campione di 800 donne adulte, solo per il 14% delle italiane il coinvolgimento come caregiver è nullo o quasi; per il restante 86% le necessità familiari che ruotano attorno alla sfera della salute sono di competenza delle donne che sono presenti al momento della prevenzione (66%), vegliano sul percorso terapeutico (65%), sono l’interlocutore privilegiato del medico nella fase della diagnosi (58%) e della terapia (59%). Tale incombenza è ancora più intensa quando si tratta della salute dei bambini, quando la donna delega solo in una ristrettissima minoranza di casi al proprio partner la cura (6%) e i rapporti con il pediatra (5%).
Stringendo il campo, dai dati della ricerca emerge che un terzo circa (28%) delle famiglie delle donne intervistate c’è almeno un soggetto bisognoso di accudimento, perché portatore di una fragilità. In prevalenza di tratta di persone anziane, più o meno autosufficienti (20% in totale), ma in un caso su 10 si tratta di un malato grave o di un soggetto disabile. Nelle famiglie in cui la donna si occupa di qualcuno gravemente malato – 9% dei casi – è quasi sempre una persona anziana (madri, padri, un coniuge), mentre più rari sono i figli gravemente malati.