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Saluto del Presidente

Oggi il volontariato e il mondo del terzo settore devono affrontare sfide nuove. Si sente sempre più spesso parlare di transizione ecologica, energetica, digitale, economica, demografica. A partire da tutte queste sfide, allora, mi sono chiesto: cosa si può fare per unire sotto un’unica bandiera tutte queste sfide? Le parole che meglio riassume tutte queste sfide credo siano “transizione sociale”.

Le sfide

I dati attuali in molti dei settori sopraelencati restituiscono un’immagine piuttosto esplicita del mondo in cui ci muoviamo come società. Nel 2019, stando al rapporto Rota, un decimo dei torinesi viveva sotto la soglia di povertà, con una forbice sociale sempre più ampia. In uno scenario già complesso il Covid-19 ha portato ulteriori problemi soprattutto per quanto riguarda il mercato del lavoro. A fine 2020, secondo dati Istat, il tasso di disoccupazione si attestava all’8,2% e saliva nella fascia 15-29 al 20,7%.

I cambiamenti socioeconomici e demografici della società hanno fatto emergere nuovi bisogni e nuove povertà. Oggi uno dei problemi emergenti è il bisogno del lavoro dal punto di vista dell’occupazione ma anche come significato del lavoro stesso. Il vero tema e la vera direzione verso cui dobbiamo guardare, però, è la seguente: laddove ci sono delle sfide, dobbiamo saper cogliere anche le opportunità che ne nascono.

La disoccupazione giovanile è una delle domande più urgenti cui la nostra società deve rispondere. Non esiste più il posto fisso, questa però è una sfida che deve indurre le persone a essere protagoniste, a inventare forme nuove di occupazione. È marginale il numero di associazioni nate per rispondere a tale sfida, ma il CSV Vol.To già opera in questo campo con progetti europei in cui manager e professionisti aiutano i giovani a inserirsi nel mondo del lavoro.

Dall’altro lato occorre educare sul senso del lavoro. Cos’è il lavoro? È plasmare la realtà secondo un ideale, in questo senso è un’espressività della persona. È produrre beni in quanto hanno un valore d’uso e non solo un valore di scambio. Il volontariato può dare un grande contributo, infatti anche quello del volontario è un lavoro, un impegno non remunerato fatto per una motivazione ideale: frequentare un ente del terzo settore può contaminare la mentalità instillando i valori sopra descritti.

Accanto alle tradizionali povertà relative ai bisogni primari (cibo, farmaci, casa) nascono nuove povertà: la solitudine degli anziani, la difficoltà a conciliare il lavoro e la famiglia, il frantumarsi delle relazioni e la conseguente perdita di punti di riferimento che spesso sfociano in malattie mentali, nonché la disabilità: secondo alcuni dati del Comune di Torino sono alti anche i numeri di anziani con disabilità: la disabilità aumenta infatti con l’età, interessando il 15% degli ultra 65enni e il 47% degli 85 anni (ovvero quasi 1 anziano su 2). In questo senso, aumentare l’apporto e il sostegno alla cittadinanza da parte delle associazioni di volontariato è obiettivo essenziale per un nuovo corso di questa transizione trasversale.

La sfida del terzo settore è quindi quella di ricreare un tessuto sociale inclusivo che da un lato sostenga questi nuovi bisogni e dall’altro sia da stimolo alla politica, al pubblico, affinché si venga a creare un nuovo modello di welfare in un sistema economico sempre più sociale e sostenibile.

Innovazione tecnologica

In una società sempre più digitale, ovviamente, un primo passo sia per il mondo del lavoro, sia per quello del sostegno sociale, che coinvolge anche il mondo del volontariato, è l’innovazione tecnologica.

In questo senso, come centro servizi, dopo aver supportato gli ETS nel passaggio al digitale, sono molto felice anche del salto avanti che fatto lo stesso centro servizi con questo nuovo sito su cui state leggendo le mie parole.

Un nuovo sito significa infatti: più funzionalità, maggiore accessibilità, lettura più fruibile, aggiornamenti più agili e costanti, nonché un’interfaccia che va verso l’utente, in una direzione sempre più user friendly, per andare incontro alle esigenze e alle richieste che ogni giorno ci troviamo ad affrontare, provando a rispondere con efficacia a tutte le associazioni e i volontari che ne hanno necessità.

Le funzioni del volontariato

Le sfide di “transizione” di cui sopra, infine, presuppongono – a mio avviso – una doverosa precisazione su quelle che sono le funzioni del volontariato, che spesso è travisato, confuso negli intenti e negli ideali da cui è mosso.

Primo tra tutti gli aspetti che ci tengo a mettere in evidenza: il bene bisogna farlo bene. Proprio per questo occorre iniziare a passare dalla misurazione degli output (dati di attività) a quella degli outcome, ovvero gli indicatori di esito di impatto sociale. Questo comporterà un cambiamento e una innovazione dei modelli organizzativi: impone perciò al terzo settore di migliorare la propria professionalità; con la formazione, per esempio, ma non solo, perché le opportunità sono molteplici e il codice del terzo settore indica una strada in tal senso, ovvero la valutazione dell’impatto sociale.

Secondo punto: la contaminazione positiva. La collaborazione con il Profit e la Pubblica Amministrazione attraverso gli Istituti della co-programmazione e co-progettazione sono state dovranno diventare la forza dei prossimi anni. anni, ovvero raggiungere obiettivi insieme laddove da soli non si riesce o non si può arrivare. Vale sempre la celebre frase dell’attivista Sophie Scholl: “Combatti per ciò in cui credi anche se stai lottando da solo”. Ma è altrettanto vero che è nella relazione con gli altri che troviamo la nostra forza più grande.

Terzo: può esistere un welfare senza il terzo settore? Può per esempio il servizio sanitario cercare di essere universalistico senza le associazioni sociosanitarie? Io credo di no, perché le risorse non sarebbero sufficienti. Il terzo settore pur essendo non profit è un operatore economico che crea valore e consente notevoli risparmi, oltre ad avere la capacità di entrare in rapporto diretto con le persone e fornire risposte affettive, cosa che il pubblico non può fare.

È a partire da questi piccoli grandi passi che si può guardare al futuro, per essere parte del “cambiamento che vorremmo vedere avvenire”.

Gerardo Gatto
Presidente Vol.To ETS